Fisiopatologia
La patogenesi dell'aterosclerosi viene spiegata dall’accumulo lipidico nella parete arteriosa e dal danno endoteliale cronico. Ma quello che appare sempre più evidente è la natura infiammatoria immunomediata di questa malattia.
Il colesterolo LDL (Low Density Lipoproteins) ossidato è citotossico per le cellule endoteliali in coltura e può indurre danno endoteliale, richiamare monociti e macrofagi e stimolare l'accrescimento delle cellule muscolari lisce. Le LDL ossidate inibiscono anche la mobilità dei macrofagi, cosicché, una volta che si sono trasformati in cellule schiumose nella regione sottoendoteliale, i macrofagi possono restare intrappolati. Inoltre, le cellule endoteliali che si rigenerano (dopo una lesione) non sono perfettamente funzionanti e determinano un aumentato uptake di LDL dal plasma. Si genera così la placca aterosclerotica, costituita da un accumulo di lipidi intra ed extracellulari, di cellule muscolari lisce ipertrofiche, tessuto connettivo e glicosaminoglicani che determina ispessimento, perdita di elasticità della parete arteriosa e processi infiammatori tromboembolici con aumento della pressione arteriosa, e riduzione o ostruzione completa del flusso ematico.
L’endocitosi (ingresso delle LDL-ossidate all’interno delle cellule) intramacrofagica delle LDL è strettamente correlata alla ridotta espressione dei loro recettori (CD36 presenti sulla membrana dei macrofagi). Successivamente all’accumulo delle LDL, i macrofagi stimolano la proliferazione delle cellule muscolari lisce e l’apposizione di matrice extracellulare nelle placche ateromasiche attraverso la produzione di alcuni fattori di crescita PDGF (Platelet-Derivate Grow Factor) e FGF (Fibroblast Grow Factor) Ad una attenta lettura delmeccanismo patogenetico dell’arteriosclerosi i recettori LDL vanno consideraticome le molecole chiave dell’intero processo. Nella famiglia di questirecettori si distinguono due classi denominate “scavenger A e B” le qualimostrano funzioni diverse: la classe A permette la degradazione di LDL-ossidatea livello dei macrofagi peritoneali, mentre la classe B agisce maggiormentenella degradazione a livello epatico, soprattutto facilitando il metabolismodegli esteri del colesterolo dall’HDL (High Density Lipoprotein). La maggiorrappresentante della classe B è la proteina CD36 (88 kD). Nell’uomo una ridottaespressione di CD36 si associa ad un significativo aumento delle LDL.Importanti sono i processi infettivi nel ridurre tali recettori. C. pneumoniaeè il più importante (interazione tra chlamydia e macrofagi da esito alle foamcells). E' stato dimostrato che l’nfezione da Chlam. Pn. aumenta la produzione nelle cellule endoteliali, di citochine infiammatorie el'espressione di molecole di adesione, ad esempio la molecola vascolare diadesione cellulare (VCAM) -1, favorendo il reclutamento dei leucociti allaparete arteriosa. L’endotossina (LPS) della Chlamidia può favorire laformazione di cellule schiumose macrofagiche nel sito ateromasico. La proteina (HSP-60)può suscitare funzioni proinfiammatorie da parte dei macrofagi nell’endotelio dellaparete arteriosa, e delle cellule muscolari lisce (SMC), e promuovere ossidazionedelle lipoproteine da parte dei macrofagi.
La sieropositività di tipo IgG per C. pneumoniae è un fattore di rischio per le coronaropatie (associazione col profilo lipidico e attività procoagulante). Le hsp 60 di chlamydia contribuiscono all’ossidazione delle LDL e il riscontro di elevati tassi di anticorpi IgG anti Hsp 60 di Chlam pn. è un fattore di rischio indipendente di infarto miocardico acuto.
Da anni il mondoscientifico sta rivolgendo la sua attenzione al fatto che gli streptococchisono in grado di legarsi al colesterolo. Questo legame è stato messo inevidenza attraverso l’osservazione che la PLY (pneumolisina: tossina e fattoredi maggiore virulenza dello streptococco) si lega ad un recettore ben preciso:il colesterolo, la pneumolisina lisa le cellule nella cui parete e’ presente ilcolesterolo, addirittura si e’ dimostrato che l’attivita’ emolitica delle plye’ inibita dalla presenza in coltura di colestrolo, parzialmentedall’ergosterolo e quasi affatto dal lanosterolo. La funzionalitàstechiometrica del complesso PLY-colesterolo e di 1:1
Un altro fattoredeterminante nella patologia arteriosclerotica è l’aumento della quota difibrinogeno libero circolante legato alla presenza di agenti infettiviparticolari: H. pylori (aumento della quota di fibrinogeno libero: 80% per C.pneumoniae; 66% per H. pylori). Non meno importante è lo Streptococco Pn.
L’ossidazione e l’accumulo delle LDL a livello dell’intima è la prima efondamentale tappa del meccanismo aterogenico. Successivamente si hareclutamento di linfociti e monociti che si legano alle ICAM-1 (CD54) espressesulla superficie dell’endotelio (evento tipicamente infiammatorio dimostratodall’aumento di IL-1 e TNF). Mentre ilinfociti si legano all’agente patogeno come testimonianza di una rispostaimmunitaria specifica, i monociti hanno un compito duplice: si trasformano inmacrofagi con azione fagocitaria all’inizio e successivamente in “foam cells”(cellule schiumose).
Negli ultimi dieci anni,diversi studi hanno suggerito un rapporto tra infezioni orali croniche (adesempio, periodontite) e malattie cardiovascolari. Gli agenti patogenipotenzialmente associati con CVD includono Porphyromonas gingivalis, Bacteroides forsythus, Campylobacter retto, Fusobacterium nucleatum, Treponemaspp., e Prevotella specie . I ricercatori hanno ipotizzato che agenti battericiorali in particolare P. gingivalis e Streptococcus sanguis, possono partecipareal processo dell'aterosclerosi direttamente o indirettamente, attraverso unostimolo proinfiammatorio e protrombotico delle cellule vascolari. Ad esempio,sia P. gingivalis che S. sanguis esprimonoun fattore di aggregazione piastrinica. Tuttavia, il vero legame tra batteriorali e ateroscleroti probabilmente si trova nella immunomediazione indotta daquesti agenti patogeni.
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L’aterosclerosi è maggiormente conosciuta come un fenomeno occlusivo, dovuto a lesionistenotiche, che limitano il flusso sanguigno nelle arterie. Non è raro,comunque, il rilievo di ectasie delle pareti vascolari e lo sviluppo di una vera e propria malattia aneurismatica nelle arterie di maggior calibro.
Questa vasculopatia, che colpisce le arterie di medio e di grosso calibro del cervello, cuore, reni,altri organi vitali e arti, rappresenta la principale causa di morbilità e mortalità per malattia coronarica e ictus ischemico nella maggior parte dei paesi occidentali.
La prevalenza della malattia tra i 35 e i 44 anni è di 6,1 volte superiore nel sesso maschile rispetto a quello femminile. Aumenta nelle donne in età postmenopausale avvicinandosi a quella degli uomini della stessa età. La frequenza dei decessi per coronaropatia aumenta con l’età: tra i 55 e i 64 anni è quasi 1:100.
Sintomatologia
La sintomatologia è diretta conseguenza del distretto corporeo che viene interessato dal processo di ostruzione. Il meccanismo aterogenico mostra, tipicamente una lenta evoluzione con una sintomatologia cronica inizialmente minima ma lentamente ingravescente. L’evento clinico di maggiore riscontro è l’incremento della pressione arteriosa maggiormente a carico del valore minimo, le manifestazioni cardiache sono rappresentate da angina da sforzo in caso di coronaropatia ischemica cronica. A livello cerebrale possiamo avere un deterioramento cognitivo e motorio lento e progressivo che rappresenta il quadro clinico della cerebropatia multinfartuale. Ma si possono manifestare eventi acuti drammatici, quali l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale. Le manifestazioni periferiche sono rappresentate dalla malattia di Burger o tromboangioite obliterante che si presenta inizialmente con senso di peso, pallore e freddo alle gambe, dolori crampiformi al polpaccio che impediscono la deambulazione (claudicatio intermittens) e distrofie della cute e degli annessi sino alla gangrena degli arti inferiori.
Fattori di rischio ed eziologia
I principali fattori dirischio non reversibili per l'aterosclerosi comprendono l'età, il sesso maschile e genetici (storia familiare di aterosclerosi prematura).
Anomalie dei livelli dei lipidi sierici: elevati livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL ossidate) e ridotti livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL) predispongono all'aterosclerosi. Le principali cause della riduzione delle HDL sono il fumo di sigaretta,l'obesità e l'inattività fisica. Un ridotto livello di HDL è anche associato con l'uso di steroidi androgeni e composti correlati (inclusi gli anabolizzanti), b-bloccanti, ipertrigliceridemia e fattori genetici.
Il livello di colesterolo e la prevalenza di coronaropatia sono influenzati da fattori genetici e ambientali (inclusa la dieta).
Ipertensione: una PA diastolica o sistolica elevata è un fattore di rischio per ictus, IMA e insufficienza cardiaca e renale. Il rischio associato con l'ipertensione è inferiore nelle società con bassi livelli medi di colesterolo.
Fumo di sigaretta: il fumocompreso quello passivo, aumenta il rischio di arteriopatia periferica, coronaropatia, vasculopatia cerebrale e occlusione di bypass dopo chirurgia arteriosa ricostruttiva. La nicotina e le altre sostanze chimiche derivate dal tabacco sono tossiche per l'endotelio vascolare.
Il fumo di sigaretta aumenta le LDL e riduce le HDL, aumenta il monossido di carbonio ematico (e può quindi produrre un'ipossia endoteliale) e favorisce la vasocostrizione delle arterie già ristrette a causa della patologia aterosclerotica. Aumenta anche la reattività piastrinica (ciò può favorire la formazione di un trombo piastrinico) e aumenta la concentrazione ematica di fibrinogeno e l'ematocrito,con un conseguente aumento della viscosità ematica.
Diabete mellito: sia il diabete insulino-dipendente che quello non insulino-dipendente sono associati con fenomeni aterosclerotici più diffusi e a insorgenza più precoce, come parte di un diffuso squilibrio metabolico che comprende la dislipidemia e la glicosilazione del tessuto connettivo. L'iperinsulinemia danneggia l'endotelio vasale. Il diabete è un fattore di rischio particolarmente importante nelle donne e annulla l'effetto protettivo degli ormoni femminili.
Obesità: alcuni studi hanno rilevato che l'obesità, in modo particolare l'obesità del tronco negli uomini,è un fattore di rischio indipendente per coronaropatia. L'ipertrigliceridemia è comunemente associata con l'obesità, il diabete mellito e l'insulino-resistenzae sembra essere un importante fattore di rischio indipendente nelle persone con bassi livelli di LDL o HDL e nelle persone più giovani.
Inattività fisica: diversi studi hanno associato uno stile di vita sedentario con un aumentato rischio di coronaropatia e altri studi hanno dimostrato che l'esercizio fisico regolare può essere protettivo.
Iperomocisteinemia: elevatilivelli ematici di omocisteina per alterazione patologica del suo metabolismo, possono causare un danno all'endotelio vascolare favorendo l’aterosclerosi e aumentare il rischio tromboembolico.
Infezioni: l'infezione da Chlamydia pneumoniae, Streptococco pneumoniae, Helicobacter Pylori, Cytomegaloviruse infezioni orali causa di parodontite come il porphyromonas gingivalis o Fusobacterium nucleatum e altri, come abbiamo visto hanno un ruolo nel determinare il danno endoteliale e l'infiammazione vascolare cronica mediante processi di immunomediazione, che conducono all'aterosclerosi.
Risulta importante da quanto detto il dosaggio degli Ac anti HSP60 di Chlamydia Pneumoniae che oggi è possibile eseguire.
Considerazioni
Risulta un importante indice di rischio la presenza di Ac anti HSP60 di Chlamydia Pneumoniae che oggi è possibile dosare nel sangue, soprattutto nei soggetti già con altri fattori di rischio cardiovascolare.
E’ possibile intervenire sui fattori di rischio modificabili, correggendo lo stile di vita e sui processi infiammatori e immunomediati con un trattamento terapeutico rivolto agli inneschi infettivi noti.
L'iperomocisteinemia in presenza o in assenza di basse concentrazioni plasmatiche di vitamina B12 può essere corretta mediante la somministrazione di folati, vitamina B12 e betaina. La vitamina D è stata proposta come un importante fattore preventivo e curativo.
(N.B. Questi dati hanno un puro scopo informativo e divulgativo, per la diagnosi e la cura rivolgetevi sempre al vostro omeopata di fiducia!)